22 novembre 2018

PRO RESCUE


Finalmente ci siamo!!!!!
Sono stati mesi di duro lavoro, per trovare la giusta formula e il giusto compromesso, senza distruggere le fondamenta di partenza, anzi rafforzandole e rendendole più salde. Ce l'abbiamo fatta: nasce la PRO RESCUE.
Si tratta di un'associazione SENZA scopo di lucro, dettata dall'esigenza di aiutare TUTTI coloro che avevano mostrato interesse sul nostro territorio a finalità civiche, solidaristiche, di formazione e di utilità sociale. Non più solo corsi di formazione dunque, ma uno sguardo più approfondito e più ampio su tutto ciò che può e deve essere rilevante e di interesse per la popolazione.
I corsi di primo soccorso continueranno a svolgersi, senza interruzioni, ma saranno arricchiti dalla collaborazione con più specialisti sia in ambito sanitario che non. Il tutto per rendere la VOSTRA esperienza completa a 360°.
I vari e pregressi gemellaggi con associazioni e centri di formazione saranno riconfermati e ne verranno promossi di nuovi.
Saranno sviluppate anche iniziative sociali atte a coinvolgere chiunque voglia partecipare, per educare la popolazione sulle varie tematiche di volta in volta proposte e suggerite dai soci e non,
Tutti coloro che vorranno associarsi divenendo SOCI lo potranno fare. (per info 320-7541904)
E' l'alba di una nuova era.


10 ottobre 2018

Sto assumendo questo farmaco... Posso immergermi?


di B. Harper


Una delle domande più frequenti che viene rivolta ai medici DAN è se sia sicuro immergersi mentre si assume un particolare farmaco. La risposta a tale domanda non è quasi mai semplice.
Molti subacquei danno per scontato che il DAN abbia un archivio di dati riguardanti gli effetti dell'ambiente subacqueo sui vari farmaci. Sfortunatamente, tali dati non esistono. Problematiche etiche precludono sperimentazioni di ricerca ufficiali che potrebbero valutare l'effetto dei farmaci sui subacquei in carne ed ossa sottoposti all'ambiente sottomarino. I resoconti aneddotici di incidenti subacquei sono di valore limitato per stabilire se sia sicuro immergersi mentre si assume un particolare farmaco; generalmente, esistono troppi fattori fisici e fisiologici implicati per consentire di isolare una singola variabile.


Ciò non significa che sia impossibile offrire consigli validi quando viene posta tale domanda. Prendendo in considerazione la condizione medica trattata, le sollecitazioni fisiche alle quali è sottoposto il corpo umano nell'ambiente subacqueo e gli elementi noti su un determinato farmaco derivanti da sperimentazioni cliniche condotte sulla terraferma, si possono fare delle raccomandazioni sull'idoneità ad immergersi mentre si assumono determinati farmaci.


Considerazioni Generali
Quando i subacquei fanno domande al DAN circa l'uso di farmaci in immersione, spesso sono preoccupati della probabilità che alcuni effetti collaterali possano verificarsi in profondità. Teoricamente, è possibile che alcuni farmaci possano potenziare o essere potenziati dall'effetto narcotico dell'azoto. Un subacqueo dovrebbe considerare tale possibilità se pianifica di immergersi ad una profondità superiore ai 24 metri mentre assume un farmaco le cui avvertenze mettono in guardia dal consumo di alcolici o l'uso di macchinari pesanti. A parte tale preoccupazione teorica, non esistono sospetti fondati che indichino che la maggior parte dei farmaci possano provocare specifici pericoli biologici causati dall'immersione, la pressione o le miscele di gas respirabili. E' comprensibile che i subacquei siano in ansia per i possibili effetti collaterali che potrebbero verificarsi durante l'immersione, ma i medici specializzati considerano più importante capire se la condizione medica preesistente possa rendere le immersioni meno sicure. È più probabile che sia la lesione o patologia trattata e non i farmaci ad impedire che una persona possa immergersi. 
Non è inconsueto assistere ad un peggioramento della forma fisica in persone che seguono trattamenti per una patologia. Anche se la subacquea in sé è un'attività rilassante per la maggior parte dei subacquei ricreativi, sollevare e indossare attrezzatura pesante, come anche entrare e uscire dall'acqua possono essere attività faticose. I subacquei devono avere sempre la capacità fisica di lottare contro una corrente, nuotare in superficie per lunghi tratti o aiutare un compagno in caso di emergenza. Non devono incorrere in barotraumi a causa di una congestione nasale e non devono presentare sintomi come intorpidimento, formicolio o dolore, che potrebbero essere confusi con una malattia da decompressione (MDD) dopo l'immersione.
In aggiunta alle ripercussioni della condizione medica preesistente, è importante prendere in considerazione se il subacqueo ha avuto effetti collaterali causati dal farmaco, da quanto tempo ha assunto il farmaco e quali altri farmaci sta assumendo. Prima di immergersi mentre si assume un particolare farmaco, la persona deve prima averlo provato sulla terraferma. Per la maggior parte dei farmaci su ricetta, si raccomandano 30 giorni per assicurarsi che la dose sia corretta e rivelare possibili effetti collaterali. Almeno un medico dev'essere al corrente di tutti i farmaci che l'individuo sta assumendo per minimizzare il rischio di un'interazione fra sostanze. Un subacqueo con effetti collaterali che causano distrazione o una diminuzione delle capacità cognitive non deve immergersi.
In aggiunta a tali considerazioni generali, esistono domande ed elementi di riflessione specifici e rilevanti ai particolari tipi di di farmaci. Le seguenti domande e considerazioni devono essere affrontate durante la valutazione da parte del medico e l'autovalutazione da parte del subacqueo.

Farmaci per dolori ortopedici e rilassanti muscolari 
• Il dolore o la mobilità ridotta può causare distrazione o limitazioni fisiche durante l'immersione?
• L'attrezzatura pesante può causare il peggioramento di una lesione?
• Gli effetti collaterali di forti analgesici possono ridurre la prontezza o le capacità cognitive di un subacqueo?
• Sintomi come indolenzimento, intorpidimento o formicolio possono essere confusi con una MDD dopo un'immersione?

Farmaci neurologici
• Le capacità fisiche del subacqueo risultano ridotte?
• Il subacqueo ha mai avuto una crisi epilettica?
• Uno dei medicinali assunti dal subacqueo può provocare effetti collaterali che potrebbero essere confusi con una MDD?


Farmaci psichiatrici
• I sintomi o gli effetti collaterali di un medicinale possono compromettere la capacità di giudizio, il comportamento, le capacità cognitive o l'abilità di gestire lo stress?
• La condizione del paziente è gestita con successo o in remissione?

Farmaci gastrointestinali
• Il paziente è a rischio di avere gas intrappolato che può causare un barotrauma in risalita?
• Il subacqueo è disidratato a causa di vomito o diarrea?

Un subacqueo dovrebbe considerare tale possibilità se pianifica di immergersi ad una profondità superiore ai 24 metri mentre assume un farmaco le cui avvertenze mettono in guardia dal consumo di alcolici o l'uso di macchinari pesanti.

Farmaci cardiovascolari

• Lo stato di salute cardiovascolare del paziente e la sua capacità di fare esercizio fiscico sono sufficienti per immergersi in sicurezza?
• Serve un elettrocardiogramma (ECG) sotto sforzo per confermare la sua idoneità cardiaca?

Farmaci respiratori, inclusi i corticosteroidi per inalazione

• Esistono ragioni per sospettare che ci sia dell'aria intrappolata o ridotte capacità respiratorie in immersione?
• Le persone che soffrono di asma devono fare un test di provocazione bronchiale, che consiste nel controllare la funzione polmonare prima e dopo l'esercizio fisico in ambiente clinico.

Decongestionanti, antistaminici e steroidi intranasali

• Il subacqueo è congestionato (e quindi ha maggiori probabilità di soffrire un barotrauma)?
•  E' stato affetto da congestioni recentemente?
• Se l'effetto del farmaco dovesse svanire in profondità, potrà causare problemi?
• In che modo l'effetto potenzialmente sedativo degli antistaminici può influire sul subacqueo? 


Ormoni, insulina e farmaci usati per trattare il diabete
• I livelli ormonali del paziente sono stabili e vicino alla normalità?
• Il subacqueo diabetico è a rischio di ipoglicemia facendo esercizio fisico?
• I subacquei con il diabete devono essere in buona salute e forma fisica ed essere esperti nella gestione dei livelli di glucosio nel sangue mentre fanno esercizio fisico.
Antibiotici
• Il paziente ha una patologia o un'infezione che potrebbere essere complicata dalle immersioni?
Farmaci chemioterapici
• La persona è fisicamente idonea a fare immersioni?
• Il cancro ai polmoni comporta una particolare attenzione.
• Generalmente i cateteri non rappresentano un problema, ma devono presentare una buona imbottitura.
Questi punti devono essere presi in considerazione sia nel contesto dei sintomi della condizione medica che in quello degli effetti collaterali dei farmaci usati per trattarla. L'attenzione dev'essere posta sulla possibilità che uno dei fattori possa causare la riduzione delle capacità fisiche, cognitive, di giudizio o dei tempi di reazione del subacqueo. Questa lista non è assolutamente esaustiva, ma evidenzia alcune delle problematiche che accompagnano determinate condizioni mediche e i farmaci usati per trattarle.
Qualsiasi condizione medica o farmaco usato deve indurre un subacqueo a chiedere l'approvazione del medico prima di fare immersioni.
Come sempre, DAN è a disposizione per discutere le preoccupazioni pertinenti a lesioni, patologie e ai farmaci usati per trattarle. Se avete delle domande, scrivete una email a: medical@daneurope.org.

Questo articolo è apparso la prima volta su Alert Diver edizione cartacea Q1 2016


2 ottobre 2018

COME PROCEDE IL NOSTRO BLOG??? FACCIAMO DUE CONTI…

di R. Paglialunga

Carissimi lettori, frequentatori e anche voi che per sbaglio siete inciampanti o incappati nel nostro blog,
anzitutto a voi porgiamo i nostri ringraziamenti, perché se noi siamo ancora qui a scrivere e comunicare con voi è solo grazie alla VOSTRA presenza continua e al VOSTRO aiuto.
Abbiamo deciso ad oramai 1 anno e 7 mesi (un po’ di più) di fare un minimo punto della situazione e verificare se effettivamente il nostro blog “Corsi di formazione DAN EUROPE” sta effettivamente svolgendo il ruolo per cui è stato creato e pensato: informare e rendere partecipe più possibile la comunità sull’importanza del primo soccorso e sulla necessità di frequentare un corso attinente valido e di qualità.
Possedere il brevetto di soccorritore infatti (BLSD – Basic Life Support and Defibrillation) non significa (ahimè) possedere le conoscenze e le capacità giuste atte al primo soccorso.
La legge italiana obbliga oggi moltissime strutture ed associazioni, pubbliche e private, ad essere proprietari di un DAE (Defibrillatore automatico esterno, o almeno ad averlo fisicamente presente in sede. Tuttavia come spesso accade nel bel Paese, l’utenza ha recepito tale codice non come un segno di cultura generale, ma come l’ennesimo obbligo istituzionale… una cosa inutile… A tal proposito quindi molti decidono di “comprarsi” il brevetto da soccorritore senza frequentare nessun corso ad hoc o seguendo le lezioni il più rapidamente possibile. Niente di più sbagliato!!!
Noi nel nostro piccolo abbiamo cercato di diffonde le nostre informazioni, conoscenze e capacità. Ovviamente nel rispetto della privacy e delle leggi. Non sempre siamo stati apprezzati, ma TUTTI coloro che ci hanno dato fiducia, sia leggendo il nostro blog, sia frequentando almeno uno dei nostri corsi, sono rimasti entusiasti. Scusate ma sono queste le soddisfazioni che vogliamo e che ci prefiggiamo ogni giorno.
Vi lasciamo con alcune statistiche.
Numeri a parte, la cosa che più ci fa pensare e ci rincuora sta nel vedere i POST maggiormente letti e visualizzati. Non sono infatti i soli articoletti pubblicitari o poveri di contenuti, tutto il contrario. Il primato infatti è stato raggiunto dall’argomento forse più importante, RCP su donne in gravidanza. Di sicuro ci aspettavamo una lettura da parte di molti, ma vederlo i vetta ci ha reso davvero fieri, di noi e del nostro pubblico, di VOI.
Grazie a tutti VOI.








18 settembre 2018

FOP e immersioni


A giugno del 2015, a Montreal in Canada, la Undersea and Hyperbaric Medical Society (UHMS) e la DAN hanno ospitato i più grandi esperti del settore al Consensus Workshop sul Forame Ovale Pervio e l'Idoneità alle Immersioni. Gli argomenti trattati sono stati come diagnosticare un FOP, come limitare i rischi ad esso associati e ovviamente quali sono le implicazioni del FOP per i subacquei. Per saperne di più, scarica gli atti della conferenza: Patent Foramen Ovale and Fitness to Dive Consensus.
Il FOP si verifica solamente dopo la nascita, se il Forame Ovale non si chiude in modo corretto. Ciò accade a circa un quarto della popolazione, anche se la maggior parte delle persone interessate non se ne accorge nemmeno. Il Forame Ovale è un'apertura nel setto tra l'atrio destro e sinistro del cuore. La grandezza di questo buco e la quantità di sangue che circola varia di caso in caso. In alcune persone il flusso di sangue è costante, mentre in altre succede solo dopo attività faticose, come il sollevamento di pesi; potrebbe però anche avvenire dopo aver compensato usando la manovra di Valsalva, dopo un colpo di tosse oppure la defecazione. Il tipo di FOP più pericoloso per i subacquei è il FOP con shunt destro-sinistro spontaneo. Questa condizione potrebbe causare un'embolia paradossa, che avviene quando un coagulo (trombo) passa da una vena sistemica ad un'arteria sistemica causando un ictus. Nel post immersione, sono presenti degli emboli gassosi venosi nel sangue, quindi il rischio è maggiore. I sintomi di un'embolia paradossa causata dagli emboli gassosi venosi sono solitamente quelli associati alla malattia da decompressione (MDD), sia neurologica che cutanea.


Il rischio di MDD per i subacquei ricreativi con un FOP è abbastanza basso, ma una delle domande alle quali il workshop ha cercato di dare risposta è come identificare i subacquei a rischio e cosa fare a proposito. Le linee guida affermano che i subacquei che hanno avuto più di un episodio di MDD con manifestazioni a carico del cervello, del midollo spinale, del nervo vestibolo-cocleare oppure cutanee dovrebbero essere testati per un FOP da esperti nel settore.
I subacquei con un FOP a rischio di MDD hanno tre opzioni per ridurre tale rischio. La prima è di smettere di fare immersioni, la seconda è di immergersi con profili conservativi* ed evitare sforzi dopo le immersioni e la terza è di operarsi per chiudere il FOP, anche se questo non garantisce che non avranno mai più una MDD.
Dopo la chiusura di un FOP, un subacqueo deve astenersi dal fare immersioni per un tempo minimo di tre mesi. I test medici dovranno confermare che il buco è completamente chiuso, inoltre il paziente dovrà aver smesso di prendere sostanze anticoagulanti. È importante ricordare che la MDD è causata principalmente da un'esposizione significativa all'ambiente subacqueo (profondità, tempo, velocità di risalita). Chiunque intraprenda immersioni con profili estremi è a rischio di MDD, anche se non ha un FOP.

18 agosto 2018

PUNTURE DA RICCIO DI MARE


di R. Paglialunga

Chi di voi non e mai entrato in contatto con un riccio in mare??? Casualmente o per inadempienza un po' tutti....., ma quanti effettivamente sanno come ci si comporta in questi casi??????
I ricci di mare sono animali marini ricoperti di piastre calcaree più o meno mobili, da cui sporgono escrescenze spinose e a volte velenose. Appartenenti alla famiglia degli echinodermi, i ricci di mare sono presenti su tutto il globo e possono arrecare un danno che va dalla semplice escoriazione fin anche al decesso. Se non eradicate e/o trattate correttamente, le spine possono migrare nei tessuti più profondi e determinare una lesione ossea e persino del sistema nervoso centrale o periferico.

La diagnosi in genere è presto fatta. Ciò che molti non sanno è che le spine di riccio sono evidenti anche alle radiografie. Tale metodica risulta utilissima nel localizzare gli aculei all'interno dell'organismo e, di conseguenza, nel guidare una mano esperta a toglierle.
I SINTOMI
Come anticipato, alcune punture da echinodermi presenti nell'est Oceania possono causare la morte del malcapitato (in genere sub o apneisti dalle mani lunghe). Fortunatamente da noi nel Mediterraneo questo pericolo non c'è, ma il contatto con le spine determina comunque alcuni fastidi.
·         intenso dolore radiante può persistere fino a 6 ore
·         parestesia
·         ipotensione
·         gonfiore e arrossamento
·         possibili attacchi di panico
·         shock anafilattico, sempre in agguato
·         difficoltà motoria, respiratoria e del linguaggio fino alla paralisi completa.

COSA FARE IN CASO DI PUNTURA???
Prima di tutto bisogna ASSOLUTAMENTE disinfettare la zona interessata con prodotti a base di cloro o attraverso pediluvi con acquae e sale.
Una volta alleviato il dolore della puntura, bisogna (ahimè) procedere ad estrarre SINGOLARMENTE le spine con aghi e pinzette possibilmente sterili. Questa operazione è indispensabile per evitare infezioni. Può essere d'aiuto fare delle spugnature con aceto o applicare compresse di acqua a 45°C. Le spine infatti, anche se staccate dal riccio, continuano a inoculare tossine.
Per quelle spine profonde, un rimedio utile è il sapone da barba. Messo sulla zona arrossata e lasciata asciugare, fa si che gli aculei vengano avvicinati all'esterno per poi essere tolti più facilmente.
Tenere sempre e comunque sotto monitoraggio la zona colpita per evitare infezioni.
Se necessario, nei casi più gravi, tenersi pronti a praticare la Rianimazione Cardio Polmonare(RCP) e in ogni caso contattare immediatamente il Servizio Medico d-emergenza (SVA o 118).
Se non si è addestrati al BLSD sarebbe il caso di partecipare ad un corso ad hoc. Il DAN offre una vasta gamma di corsi per l'addestramento in tutte le situazioni d'emergenza.


Pochi ma semplici accorgimenti consentono di evitare problemi legati all'impatto con animali dannosi. Innanzi tutto bisognerebbe informarsi sulla presenza o meno di tali specie marine, visionare eventuali avvertenze e attenersi alle indicazioni dei cartelli presenti in loco.
Non camminare MAI scalzi in acqua.

CURIOSITA'
Tra i ricci di mare, uno dei più belli in assoluto e il riccio a fiori (toxopneustes pileolus).
Di dimensioni modeste (può raggiungere i 14 centimetri), si presenta come un cuscinetto costellato di petali dal colore biancastro, giallo o rosato, con la parte centrale rossiccia e il margine bianco. Le spine si trovano tra i petali e sono di colore rosa con la punta bianca. La punta in realtà termina con dei pedicelli a forma di pinzetta a tre denti che inocula il veleno. Il riccio a fiori si trova principalmente nelle regioni Indo-pacifiche e nel Mar Rosso. Non sono assolutamente aggressivi, ma non vanno assolutamente toccati. Rappresentano infatti la specie più velenosa dei ricci di mare e possono essere anche mortali per l-uomo.

Molto simile al riccio a fiori è il riccio a spicchi (tripneustes gratilla). Le sue pinzette tuttavia sono molto più piccole e difficilmente riescono a forare ed iniettare le tossine nelle dita di un uomo adulto. Si presentano come dei cuscinetti di colore bruno-nerastro o tendente al blu-viola, costellati da dieci bande più chiare da cui escono le corte spine di colore bianco o arancio.

Il riccio di fuoco (asthenosoma varium) è una delle specie più grosse (fino a 20 centimetri di diametro). Dalla forma a cuscinetto di color arancio, ha due tipologie di spine:
- spine lunghe e disposte in disordine che partono dalla regione inferiore per rivolgersi verso il basso
- spine corte dall'aspetto di colonnine di perle disposte nella parte superiore, sede di moltissime varietà di crostacei che si rifugiano tra gli aculei.
La sua puntura seppur non mortale puo essere molto dolorosa e persistere per alcune ore.
 

*(Alcune informazioni sono state trascritte da "CREATURE PERICOLOSE DEI MARI E DEGLI OCEANI" di Sebastiano Guido, Megenes Editore, di cui si consiglia la lettura per maggiori dettagli.)

23 luglio 2018

Bagno dopo mangiato: un falso mito da sfatare

di R. Paglialunga

Alzi la mano chi non ha sentito da bambino almeno una volta la frase: "Non fare il bagno dopo mangiato". Tormentone di grandi e piccini, stiamo parlando delle classiche due/tre ore di attesa sotto i raggi infuocati ad aspettare che la digestione faccia il suo corso.


Cosa centra la digestione?

Il fattore digestione è poco rilevante, il problema principale è la centralizzazione della circolazione. Ovviamente centralizzando la circolazione, regioni come l'intestino vengono messe in secondo piano rispetto al cervello e al cuore
Queste sono le parole del Dott. Marco Delli Zotti.

Il rischio paventato da sempre è la congestione, ossia il blocco della digestione dovuto allo sbalzo termico tra la temperatura corporea e quella dell’acqua di mare. Congestione che, va sottolineato, non è un'esclusiva del tuffo in mare: analoghi rischi ci sono anche per avere consumato una bibita molto fredda o nel passaggio da un ambiente caldo a uno con aria condizionata alta.
Ma è davvero così? Nessuno studio lo dimostra. Questo però non significa che tuffarci dopo un’abbuffata sia una buona idea.
Curiosamente, la regola delle tre ore è più una preoccupazione nostrana che di altri Paesi, dove magari si suggerisce di aspettare un’ora.
Di fatto, i dati scientifici sulla connessione tra i pasti prima del bagno e il rischio annegamento sono pochi, tanto che la International Life Saving Federation definisce infondata la raccomandazione di evitare il bagno dopo i pasti.

L’annegamento nei giovani

Tra le principali cause di morte nel Mondo nei ragazzi c’è anche l’annegamento. Nei bambini questa causa raggiunge 1/3 dei casi, persino in piscina. Uno dei principali fattori di rischio è lo shock termico, lo sanno bene anche gli atleti che prima di tuffarsi in piscina fanno una doccia fredda. 

L’improvviso calo di temperatura è determinante, si deve soprattutto all'acqua che arriva alla testa. Tutti quanti avrete sperimentato la situazione in cui al mare qualcuno vi getta per scherzo una secchiata d'acqua alle spalle. Non tutti trovano la cosa divertente, la sensazione è piuttosto brutta, ci manca il fiato. Immaginate che questa sensazione duri qualche secondo di più, in mezzo al mare potrebbe costarvi la vita. Così i bagnanti adulti per esperienza avranno imparato che è bene bagnarsi gradualmente prima di tuffarsi, anche senza conoscere le casistiche di annegamento. Ma ci sono certamente tanti altri fattori di cui tener conto.

Consumare alcolici è più rischioso???

Nel 70% dei casi di annegamento troviamo situazioni in cui vengono consumati degli alcolici. I maschi sarebbero più a rischio delle femmine, risultando maggiormente a contatto con l’ambiente acquatico; inoltre consumano più alcol, che è uno dei principali fattori di rischio per l'annegamento.
Assumere alcolici infatti – come spiega il portale dell'epidemiologia per la sanità pubblica (Epicentro), dell'Istituto superiore di sanità – riduce la capacità di affrontare una situazione rischiosa come l’annegamento, inoltre si tende a sottovalutare questo fattore di rischio. Quel ch’è certo, per i bambini – sempre secondo Epicentro – è che la mancanza di sorveglianza è notevolmente più rilevante del pasto consumato e del lasso di tempo tra il consumo e il bagno.

Buon Senso

Anche se i rischi di annegamento vero e proprio vengono da ben altri motivi, e il buon senso (quanto si è mangiato, quanto è fredda l’acqua) è il più utile metro per regolarsi, c’è però da dire che le canoniche tre ore di attesa tra il pasto e il bagno non sono una regola di prudenza campata in aria.
Consideriamo i tempi medi di permanenza dei cibi nello stomaco: un succo di frutta ci mette al massimo venti minuti per passare all'intestino, la frutta impiega circa mezz'ora (20 minuti l’anguria, 40 le mele), la verdura cruda 30-40 minuti, quella cotta 45-50, le patate 60.


I carboidrati vengono generalmente digeriti nel giro di un’ora. Anche al latte scremato e ai formaggi freschi basta un’ora circa, mentre per i formaggi stagionati ce ne possono volere anche 4 o 5.
Se il pasto consumato è a base di pesce, un’ora è più che sufficiente per la digestione, mentre per una bistecca di manzo ne servono 3 o 4, e fino a 5 per il maiale.

Le regole da seguire

Fermo restando che sulla questione esistono solo punti di vista, espressi da vari medici, e non una fonte autorevole a cui affidarsi, il Ministero della Salute nell'ambito del progetto "Educazione acquatica" ribadisce la necessità di attendere almeno tre ore prima di buttarsi in acqua. Ma ecco una serie di consigli per affrontare il momento del bagno in completa sicurezza: 
  • Mai da soli in acqua. Porta sempre qualcuno in acqua che possa intervenire in caso ti sorprenda un crampo, uno spavento, uno svenimento o un trauma anche lieve. 
  • Occhio al freddo: entrate in acqua gradualmente. Il freddo, in acqua, è il vero nemico. Quando la differenza tra la temperatura del corpo e quella dell’acqua è molto alta, lo shock termico può portarti allo svenimento e a un potenziale annegamento. Evita questo rischio entrando in acqua gradualmente, dando tempo al vostro corpo di abituarsi. 
  • Solo pasti leggeri. Non ti diremo di aspettare mezz’ora, due o tre ore dopo un pasto per entrare in acqua: non ci sono prove che questo eviti malesseri, o peggio, ti metta a rischio di crampi e annegamento. È vero però che il pasto impegna gli organi deputati alla digestione, che chiedono quindi un maggior apporto di sangue, a discapito della periferia del corpo e dell’apparato muscolare. Nonostante il nostro fisico sia in grado di far fronte a tutte queste necessità, meglio non impegnarlo in una lunga nuotata o in tuffi dagli scogli, specie se l’acqua è fredda. Per evitare problemi di digestione e di affaticamento, evita i pasti pesanti in spiaggia, in modo da poter entrare in acqua senza remore e senza aspettare ore al sole. 
  • Niente alcol. L’alcol andrebbe evitato. I dati dicono che l’ingestione di alcol aumenta il rischio di annegamento, proprio per l’effetto negativo che le bevande alcoliche hanno su riflessi e attenzione. 
  • Se non ti senti al meglio, non entrare in acqua. Uno stato psicofisico non ottimale può esporti a inutili rischi, specie se le condizioni meteo non sono buone e il mare è mosso. 
  • Dosa le forze. Quanto si entra in acqua è necessario essere consapevoli delle proprie capacità e mai spingersi oltre in sforzi eccessivi. Ricordati che una volta arrivati alla boa, bisogna tornare indietro. E se non sei un abile nuotatore, non spingerti al largo, dove il pericolo è maggiore. 

Come intervenire in caso di necessità???

Seguire un corso BLSD e FIRST AID possono salvare una vita!
Non è una diceria ma una realtà... un corso e un minimo di conoscenza anatomica possono fare la differenza. E se la vita da salvare fosse proprio la tua??? Non vorresti che qualcuno fosse pronto e abile a soccorrerti???

I corsi DAN TRAINING sono strutturati apposta. Frequentane uno e capirai .a differenza tra aiutare e restare a guardare. Il DAN è sempre accanto a te!

Per informazioni sui corsi contatta il tuo istruttore DAN più vicino a te.

21 giugno 2018

Allarme Caravella Portoghese nel Mediterraneo

di Dr. Ulrich van Laak

La Caravella Portoghese, così viene chiamata questa medusa dell'Atlantico, non solo ha un melodioso nome latino (Physalia physalis), ma anche un'anatomia estremamente bella. Non è una vera e propria medusa, ma un'unione di tanti singoli polipi. Per questo in inglese viene chiamata letteralmente "stato di meduse". Ogni singolo polipo ha sviluppato una propria specializzazione: la navigazione, la digestione e naturalmente, speciali sistemi di protezione, oltre a un apparato tentacolare urticante per l'attacco e la difesa. Quest'opera d'arte della natura può operare solo come colonia. I singoli polipi da soli non riescono a sopravvivere. La colonia presenta dei corpi galleggianti (pneumatoforesi) e una specie di vela gonfia. Questa è di uno splendido blu-violetto luccicante, quasi puro come un cristallo di roccia e serve per la navigazione sulla superficie dell'acqua. I tentacoli urticanti di questa maestosa medusa possono arrivare ad una lunghezza di oltre 10 metri. Gli esemplari più piccoli con una "superficie della vela", per esempio, di soli 10 cm hanno comunque tentacoli che misurano fino a 2 metri. I tentacoli si estendono in acqua per parecchi metri e sembrano composti da tante perline. Ogni 'perlina' contiene organi urticanti specializzati (nematocisti), che causano punture debilitanti.
Ma basta elogi ora, perché chiunque venga a contatto con questi tentacoli si accorge di quanto diventi insignificante la puntura delle Meduse Criniera di Leone del Mare del Nord e del Mar Baltico in confronto. Il dolore causato dalla caravella portoghese si può definire il "dolore perfetto".
E così dev'essere, dal punto di vista della caravella portoghese, perché la preda deve restare immobile se la colonia vuole riuscire a cibarsi...



Maiorca: un nuovo attacco?

Sebbene l'allarme nel Mediterraneo sia giustificato, di certo non riguarda il surriscaldamento globale, perché nel 1975, da futuro diplomando in studi scientifici, ne ho potuto ammirare ed esaminare con entusiasmo diversi esemplari spiaggiati sulla costa del Mare del Nord, nelle Isole Frisone Orientali. Com'è stato possibile? Nel 1975, interi banchi di meduse atlantiche si sono arenati al largo delle isole Frisone Occidentali e Orientali dei Paesi Bassi.
La Caravella Portoghese non ama il caldo, quindi occasionalmente cerca acque più fredde. Il Mediterraneo non é neanche nella fase del primo attacco. C'è già stata un'ondata di attacchi a Maiorca. Chiunque oggi sa cosa possono fare le caravelle portoghesi lì.
Questa colonia di meduse si comporta come un essere aggressivo-agonizzante, che espande il suo territorio a piacimento, vagando alla deriva, sospinto dal vento e dalle condizioni marine.
Sospetto però che sia, in realtà, essa stessa a controllare il tutto.



Avvelenamento da Caravella Portoghese

Il veleno sprigionato in dieci millesimi di secondo da questo tiratore scelto è altamente tossico e letale per i piccoli organismi marini. L'obiettivo è ovviamente quello di riuscire ad alimentare ed accrescere la colonia. Questa particolare medusa ha scarse competenze in materia di perseguimento penale, ecco perché tutto deve accadere velocemente ed essere il più efficace possibile...
Se una persona subisce la sua puntura, il dolore lancinante, risultato della neurotossina altamente tossica che è presente nel veleno, è talmente forte da non lasciare spazio ad altro. Si dice che paralizzi gli altri organismi marini all'istante. L'uomo, come anche un bambino, è comunque troppo grande e sopravvive all'attacco quasi in tutti i casi. Le rare morti causate sono di natura secondaria, come per infarto cardiaco dovuto a stress o per gravi reazioni allergiche associate al veleno. L'unica medusa che rappresenta una minaccia per la vita umana è la Cubomedusa del Pacifico (Chinorex fleckeri), il cui veleno, presumibilmente uno dei più forti in natura, può uccidere anche gli adulti.
Dopo la dolorosa puntura della Caravella Portoghese, si sviluppano gravi lesioni cutanee nella zona interessata, cioè dove il dolore fortissimo era stato avvertito in precedenza. Il paziente ha quindi assoluto bisogno di una terapia dermatologico-tecnica a base di cortisone, in modo che possa essere contrastata la formazione di cicatrici antiestetiche.


Primo soccorso dopo la reazione urticante

L'articolo dovrebbe fornire chiare indicazioni sul corretto trattamento iniziale. Il discorso però è complicato, perché da quando faccio parte del settore medico-subacqueo, e cioè da quasi 4 decenni, mi sono imbattuto in pubblicazioni che propongono rimedi audaci, spesso ripetuti ma mai comprovati. Qualche esempio: lievito in polvere, schiuma da barba, risciacquo con acqua dolce, risciacquo con urina, alcol.... Tutto questo si crede che possa neutralizzare l'attacco velenoso della medusa.
Di certo portate sempre lievito e schiuma da barba insieme alla vostra attrezzatura subacquea, vero? In caso contrario, almeno non dimenticate urina, acqua dolce o alcol. Mi spiace però affermare che non serviranno a nulla, perché nessuno di questi rimedi funziona. Semmai, non faranno che peggiorare le cose.

Chiediamo alla scienza

Fortunatamente, dal 2017 esistono rimedi provati sperimentalmente.
Se è vero che la puntura di Caravella Portoghese provoca forte dolore, fortunatamente colpisce con cautela, perché usa solo l'1% della sua potenza di fuoco. Ciò significa che la maggior parte dei suoi organi urticanti rimane inattiva. Se già all'1% fa così tanto male e causa lesioni cutanee così brutte, cosa succederebbe se l'intera armata si ribellasse? Un disastro. Si è quindi capito che è importante mantenere il 99% del suo potere velenoso dormiente durante il primo soccorso.
Come indicato dagli scienziati delle Hawaii, i "rimedi della nonna" come lievito in polvere, schiuma da barba, urina, acqua dolce e alcol fanno sì che la Caravella Portoghese abbia a disposizione anche il rimanente 99% della sua potenza di fuoco, perché i tentacoli già strappati molto tempo prima (giorni!) sono veri e propri organismi indipendenti.
Un antidoto sicuro all'emissione velenifera della Caravella Portoghese é il normale aceto domestico non diluito. Si dovrebbe sempre portarlo con sé, quando si è in zone dove vive questo organismo. E' necessario almeno il 5% di acido acetico, non diluito. Se l'aceto puro non è disponibile, l'acqua salata è il modo migliore per sciacquare via le cellule urticanti. È disponibile ovunque, perché la puntura, quando si verifica, non può che essere associata all'acqua salata. Per contro, lo sfregamento con sabbia e la raschiatura delle cellule urticanti con il dorso di un coltello potrebbero collocarsi nella fascia del 99% di falsi rimedi che scatenano ulteriori reazioni urticanti.



Minimizzare il rischio

Prevenire è molto semplice: indossare una protezione completa in neoprene.
Nelle zone dove sono state individuate Caravelle Portoghesi, i subacquei dovrebbero sempre immergersi con muta lunga, cappuccio e guanti. I soccorritori dovrebbero almeno indossare i guanti, perché anche solo sfiorare i tentacoli provoca la stessa reazione e gli stessi rischi di un contatto dal vivo con la medusa.
Se qualcuno avvista una caravella portoghese, che di solito è facilmente riconoscibile dalla sua vela, è necessario mantenere un'ampia distanza e, se necessario, avvertire le persone nelle vicinanze. I bambini che fanno il bagno sono più a rischio degli adulti, a causa della loro bassa massa corporea.
Una bottiglia di aceto domestico è il miglior trattamento immediato sul punto colpito dalle cellule urticanti. E' opportuno averlo sempre a portata di mano nelle aree a rischio. In caso contrario, sciacquare i tentacoli / cellule urticanti con acqua di mare, ma senza strofinare. Solo pochissime cellule urticanti vengono attivate quando la parte brucia e provoca dolore. Qualsiasi altra azione può solo aggravare l'evento, attivando le cellule urticanti ancora dormienti. Se doveste avere la sfortuna di essere punti, ricordate: mantenete la calma, il contatto con la Caravella Portoghese non è per nulla piacevole, ma mai fatale.

28 maggio 2018

Quando gli eroi di carta s’immergono

di Claudio Di Manao


È il 1952 e devono passare ancora cinque anni prima che esca 'Il Mondo del Silenzio', premiatissimo film di Jacques Cousteau e Louis Malle, ma la subacquea e il mondo sottomarino già stuzzicano la fantasia di George Shed, disegnatore tra gli altri di Capitan America. Dalle sue matite nasce Marlin Keel, biondo e prestante oceanografo, il primo eroe prettamente subacqueo, forse il primo ad indossare maschera e pinne, oltre al solito scafandro da palombaro con tanto di elmetto.
Le tavole escono per il Sunday Comic Strip nel 1952, ma è forse troppo presto per un pubblico che ancora pensa che la subacquea sia un'attività destinata a professionisti e ai corpi speciali della marina. Marlin Keel cessa di uscire nel 1954. La subacquea di carta dovrà aspettare fino al 1956 ed accontentarsi di sporadici episodi di Fightin’ Navy, della Charlton Comics Group, e di Navy Combat della Marvel, storie ambientate nel recente conflitto mondiale.



IL BOOM

Coincide con gli anni 1960 - 62. Il film di 007 Thunderball non è ancora uscito, ma gli autori del fumetto sanno già cosa sta succedendo in giro. Proliferano i documentari subacquei. Maschere, pinne, bombole e autorespiratori garantiscono una libertà di movimento inedita. Le prime attrezzature per subacquei ricreativi compaiono nei negozi di nautica e pesca. La subacquea s’affaccia nell’immaginario collettivo e bussa alle menti creative. Il ‘what if’, scintilla primèva di ogni fiction, trova i suoi punti d’appoggio nella curiosità generale, nell'esperienza sottomarina divenuta accessibile ad un pubblico più vasto. La subacquea irrompe nel fumetto sia d'avventura che disneyano.
Da Mandrake a Tom & Jerry, da Johnny Hazard a Paperino, nel 1962 con maschere e autorespiratori s'immergono praticamente tutti i grandi personaggi. Nessuno vuole restare all'asciutto.



GLI EROI

Nello stesso anno nascono i primi eroi subacquei, le serie dedicate.
La Dell Comics ispirandosi ad una fortunata serie TV per ragazzi pubblica Diver Dan, un eroe ancora configurato da palombaro, ma saranno i Frogmen a lasciare il segno nei cuori dei lettori e dei collezionisti. Gli eroi sono Steve Randall e Jim Collins, investigatori subacquei ed ex militari della marina, reduci della Seconda Guerra Mondiale, alle prese con misteri e delitti da risolvere sul fondo del mare.




Da vari autori escono tavole a quattro colori, 15 Cent a copia, sempre per la Dell Comics. Sempre
prolifico il settore di storie di guerra.

BUDDY CHECK

Le attrezzature, tranne che nei fumetti dedicati, sono quasi spesso preoccupanti. Paperi e altri beniamini dei piccoli s’immergono con globi trasparenti che ricordano la vaschetta del pesce rosso, le fruste degli erogatori vanno e vengono, ed il GAV anche negli anni ’80 - '90 resta per lo più uno sconosciuto. Le dotazioni irrinunciabili restano asce, coltelli, fiocine e fucili, e mine. 



ENVIRONMENTAL UNFRIENDLY

Squali squartati, piovre giganti fatte esplodere, orche assassine. Le creature marine sono alla stregua dei mostri spaziali. In quell’ambiente ostile il nemico non è il mancato rispetto delle tabelle, ma i suoi misteriosi abitanti. Un plauso va al fumetto sexy del filone non horror: il mare come alcova, i coralli come tovaglie di pizzo di un ristorantino intimo, e ai paperi che al massimo neutralizzano una piovra famelica con un barile di pepe.



IL RETAGGIO

Negli anni ’60 e ’70 quelli che s’immergevano se non erano paperi o gatti erano eroi, avventurieri capaci di affrontare rischi mortali a colazione. Oggi s’immerge chiunque abbia voglia di completare un breve corso subacqueo, portandosi dietro il dubbio e l’autoironia dei Peanuts. Il fumetto subacqueo si riduce a poche strisce e vignette, nell’era delle nicchie e delle specializzazioni diventa articolo per subacquei.
Dalla striscia nella rubrica Beachcomber, su Diver, a Sherman’s Lagoon, i personaggi il più delle volte sono pesci e creature dei fondali che commentano la nostra presenza a casa loro, oppure subacquei alle prese con situazioni surreali, con le loro nevrosi.