23 dicembre 2019

Donne e subacquea: riflessioni sulla salute

di  Sarah Egner
Può sembrare ovvio, ma è comunque vero: gli uomini e le donne sono diversi sia fisicamente che fisiologicamente. Ciò è di particolare interesse quando si tratta di affrontare le specifiche problematiche sulla salute relative all'attività subacquea. A seguire, alcuni aspetti che le donne subacquee dovrebbero considerare.

Temperatura corporea

Per entrambi i sessi, la temperatura corporea è influenzata da fattori come il grasso corporeo, la distribuzione del grasso e il rapporto tra la superficie e la massa corporea. Le differenze ormonali possono influenzare la termoregolazione, ma è la composizione corporea e la taglia che generalmente governano le reazioni all'esposizione al freddo. La perdita di calore totale può essere maggiore nelle donne perché solitamente presentano rapporti maggiori fra la superficie corporea e il volume corporeo e una minore massa muscolare quando paragonate agli uomini. Tutti i subacquei dovrebbero indossare una muta che calza bene e tiene il corpo caldo.

Mestruazioni

L'ansia, i capogiri, la sensazione di freddo e il rischio potenziale di provare panico possono essere aggravati durante le mestruazioni o la sindrome premestruale. Le donne dovrebbero essere consapevoli degli effetti provocati dal ciclo mestruale e considerare se i sintomi associati con esso possano compromettere la sicurezza in immersione. La temporanea carenza di ferro durante le mestruazioni potrebbe ridurre l'attitudine all'esercizio fisico, quindi le donne dovrebbero essere pronte a modificare il loro modo di andare in acqua, se necessario. La ricerca suggerisce che ci potrebbe essere un lieve aumento del rischio di malattia da decompressione durante la fase follicolare del ciclo mestruale. Le donne potrebbero considerare una riduzione della loro attività subacquea durante questo periodo.

Contraccettivi orali

L'uso di contraccettivi orali può contribuire alla formazione di coaguli, che può portare ad un evento tromboembolico come un'embolia polmonare, un attacco di cuore o un ictus. Questi eventi sono impossibili da gestire sott'acqua. Smettere di fumare, fare esercizio fisico regolarmente e fare movimento frequentemente durante lunghi viaggi possono aiutare a minimizzare il rischio di un'emergenza dovuta alla formazione di coaguli.

Gravidanza

Le donne in gravidanza, quelle che pensano di poter essere incinta o che stanno provando a rimanere incinta dovrebbero evitare di fare immersioni. Un sondaggio di 208 madri che si sono immerse durante la gravidanza ha dimostrato tassi maggiori di peso ridotto del neonato alla nascita, malformazioni congenite, difficoltà respiratorie neonatali e altri problemi. Un sondaggio simile condotto nel 2016 ha suggerito una forte associazione tra le malformazioni neonatali e la subacquea durante le fasi iniziali della gravidanza. Alcuni studi sulla decompressione condotti sulle pecore hanno dimostrato che un feto può sviluppare delle bolle prima che la madre manifesti alcun sintomo clinico di malattia da decompressione. Tutti gli studi eseguiti sulle pecore hanno mostrato tassi molto alti di perdita del feto.
La maggior parte dei dati sulle immersioni in apnea in gravidanza viene dalle apneiste ama giapponesi e quelle haenyo coreane, per le quali immergersi a caccia di perle e abalone è un modo di vivere. Molte apneiste ama continuano ad immergersi a gravidanza inoltrata senza molti effetti collaterali, anche se i profili sono modificati. Immergersi in apnea in modo conservativo può essere considerata un'attività sicura per svago o relax (a condizione che la salute materna e del feto siano buone), ma non è una forma di esercizio ideale.
Le raccomandazioni in merito ad un ritorno alle immersioni dopo il parto variano a seconda del tipo di parto. Dopo un parto vaginale normale, una donna può tornare ad immergersi dopo circa 21 giorni. Ciò permette un lasso di tempo sufficiente per la chiusura della cervice, che limita il rischio di infezione. Un parto cesareo senza complicazioni generalmente comporta dalle otto alle 12 settimane fuori dall'acqua per permettere alla neo-mamma di recuperare l'idoneità cardiovascolare. Se una donna è costretta a riposo a letto per via di complicazioni, è prudente aspettare più di 12 settimane a causa del decondizionamento e la perdita di capacità aerobica e massa muscolare.

Allattamento

Fare immersioni è considerato sicuro per le madri che stanno allattando. L'azoto non si accumula nel latte materno, quindi non c'è alcun rischio che il neonato assorba azoto disciolto. La subacquea può causare disidratazione e può interferire con la produzione di latte; un'idratazione appropriata è importante.

Procedure cosmetiche e ricostruttive

L'idoneità ad immergersi dopo la chirurgia plastica dipende dalla procedura. Le iniezioni di botox, per esempio, generalmente richiedono un tempo di recupero breve. Si può pensare di fare subacquea una volta che sia stato scongiurato il rischio di infezione. I riempitivi cutanei hanno bisogno di maggiore considerazione; la problematica non è la pressione ambiente nel contesto subacqueo, quanto lo spostamento del filler causato dalla pressione della maschera del subacqueo. Immergersi dopo un intervento di chirurgia plastica importante come un'addomino-plastica o l'impianto di protesi al seno è considerato sicuro una volta che il medico curante abbia autorizzato il paziente a riprendere la completa attività senza restrizioni — tipicamente dalle sei alle otto settimane.

Invecchiamento e menopausa

I sintomi della menopausa possono essere sia fisici che emotivi e includono ansia, una riduzione della potenza, vampate di calore, disturbi del sonno e alterazione dell'umore. Ciò nonostante, la menopausa non è un fattore di controindicazione per le immersioni, posto che i sintomi non compromettano la sicurezza sott'acqua, come non è il maggior rischio per le subacquee che stanno invecchiando. Le problematiche mediche associate con l'invecchiamento — come l'ipertensione, le cardiopatie e il diabete — richiedono maggiore attenzione, poiché è probabile che influenzino l'attività subacquea.

Salute cardiovascolare

I rapporti di mortalità DAN mostrano che gli incidenti cardiaci sono fra le tre lesioni invalidanti primarie nei casi di mortalità legati alla subacquea, indipendentemente dal sesso. La diagnosi delle malattie cardiovascolari può essere confusa con malattie connesse all'attività subacquea, specialmente nelle donne, a causa della frequenza di sintomi ambigui come affaticamento, malessere e/o sintomi simil-influenzali. In qualsiasi situazione di emergenza, il primo soccorso tempestivo è critico. 

Osteoporosi

La salute preventiva per le donne quando invecchiano include la consapevolezza del maggiore rischio di osteoporosi. Una salute ossea compromessa non è una controindicazione alla subacquea; le donne alle quali è stata diagnosticata l'osteoporosi o grave perdita di massa ossea, tuttavia, dovrebbero prendere delle precauzioni come indossare la bombola in acqua, evitare di trasportare le bombole sulla terraferma ed evitare l'entrata in acqua da terra in zone a rischio come una spiaggia rocciosa.
Mentre i subacquei di sesso maschile e femminile hanno più similitudini che differenze, comprendere le riflessioni sulla salute che sono di particolare rilevanza per le donne è utile a tutte le donne che si immergono — e a chi si immerge con loro.

22 luglio 2019

Bere acqua a stomaco vuoto: la prima cosa da fare appena svegli

di R. Paglialunga

Secondo la tradizione giapponese occorre bere quattro bicchieri d’acqua tiepida appena svegli. Le donne in Giappone lo usano come rituale. Non appena si svegliano bevono alcuni bicchieri d’acqua.

Risultati immagini per bere l'acqua a stomaco vuoto subito dopo essersi svegliati

In effetti è una buona abitudine. Ecco il rituale corretto:
Iniziate con il bere un bicchiere d’acqua tiepida la mattina appena svegli. Fatelo per sette o dieci giorni. Dopo passate a due bicchieri appena svegli, per altri sette o dieci giorni. Poi tre e se volete, quattro.
Non dovreste mangiare niente per un’ora circa dopo aver assunto l’acqua.
Mezz’ora prima di mangiare un altro bel bicchierone d'acqua.
Dopo che avete fatto colazione non dovete bere per due ore consecutive.

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I  BENEFICI
  • Rimuove le tossine. Bere l’acqua appena svegli e a digiuno è un rimedio naturale perfetto per pulire il corpo dalle tossine che il corpo ha accumulato durante la notte.
  • Idrata l’organismo. Dopo tante ore passate senza bere, il corpo ha veramente bisogno di fare il pieno di liquidi.
  • Aiuta a dimagrire. La colazione è il pasto più importante della giornata e infatti non dovete sostituirlo con dell’acqua. Però l’acqua sazia e spesso il nostro cervello confonde i segnali della sete con quelli della fame. Bere appena svegli vi aiuta a saziarvi e a non farvi credere che volete mangiare ancora quando il corpo ha solo bisogno di essere idratato. La conseguenza è il dimagrimento.
  • Combatte l’acidità di stomaco. L’acqua la mattina appena svegli riduce l’acidità di stomaco. Perciò se ne soffrite, vi suggerisco di aumentare non solo la quantità d’acqua bevuta appena svegli ma anche durnate tutto il resto della giornata. Questo vi aiuta anche a contrastare i reflussi. Bere acqua a stomaco vuoto spinge i reflussi verso il basso diluendi, minimizzando così il problema. Ricordatevi però di non bere o di ridurre l’assunzione giornaliera di caffè, bibite gassate, tè etc.
  • Depura i reni. Questo semplice gesto vi permette di mantenere in salute i reni. E’ un modo davvero utile per prevenire la formazione di calcoli ma anche di infezioni.
  • Risveglia il metabolismo. Ecco un altro effetto benefico amico del vostro organismo. L’acqua infatti lo risveglia, aiutandovi a digerire meglio e perdere il peso in eccesso in modo regolare.
  • Pulisce il colon. La pulizia del colon è importante per il benessere dell’organismo, va infatti a prevenire i problemi intestinali.
  • Utile in caso di stitichezza. Sapete che l’acqua è importante quando si tratta di contrastare la stitichezza? Le feci diventano più morbide e l’evacuazione avviene regolarmente nel giro di poco. Bere due o tre bicchieri d’acqua tiepida appena svegli può avere i primi tempi l’effetto opposto e può indurvi in diarrea. Ma è una cosa transitoria, date al vostro corpo il tempo di abituarsi.


  • Purifica la pelle. Bere una discreta quantità d’acqua la mattina rende la pelle molto più splendente, liberandola dalle tossine.
  • Migliora la circolazione. Bere acqua a stomaco vuoto migliora il flusso di sangue e questo permette sia di avere una circolazione migliore, sia di far smaltire al corpo le tossine.
  • Attiva il sistema immunitario. Bere tanta acqua bilancia il sistema linfatico e di conseguenza va a rafforzare il sistema immunitario. Si tratta di un’ottima forma preventiva contro i classici malanni di stagione.
  • Rafforza la memoria. L’acqua lo abbiamo visto fin’ora, rimuove dall’intestino le sostanze dannose. Dovete sapere però che questo effetto agisce anche nei confronti della mente, aumentando la concentrazione.

21 giugno 2019

Fornitura Ossigeno Medicale per Emergenze Sub

scritto per DAN - Divers Alert Network

Chi può somministrare ossigeno in caso di emergenza? Ossigeno Medicale e Ossigeno Industriale sono la stessa cosa? Bombole a noleggio o di proprietà: quali usare, e dove ricaricarle? 

Il tema della fornitura di Ossigeno Medicale ad uso di Diving Center e professionisti della subacquea per la gestione delle emergenze è argomento controverso, legato ad una legislazione complessa e per molti versi contraddittoria. 
Cerchiamo di fare chiarezza sulla questione, dare risposte concrete e fornire una valida alternativa, per consentire a tutti i professionisti di gestire più facilmente e in tutta sicurezza la fornitura di Ossigeno Medicale.



Ossigeno: un farmaco a tutti gli effetti

Si definisce "gas medicinale" ogni medicinale costituito da una o più sostanze attive gassose miscelate o meno ad eccipienti gassosi. In virtù del suo largo utilizzo in ambito medico, l'ossigeno viene classificato dalla Farmacopea Ufficiale Italiana ed Europea come gas medicinale, dunque come farmaco a tutti gli effetti, normato da specifica legislazione concernente i medicinali per uso umano. 

Il Decreto Legislativo n. 219 del 24 aprile 2006 (Attuazione della Direttiva 2001/83/CE, successive Direttive di modifica e Direttiva 2003/94/CE) definisce le modalità di immissione in commercio dei medicinali per uso umano. L'entrata in vigore di tale Decreto ha stabilito che tutti i gas medicinali devono essere provvisti di un’Autorizzazione alla Produzione (AP) e di un'Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC). Nessun medicinale può essere immesso in commercio sul territorio nazionale senza aver ottenuto specifica autorizzazione dell’Azienda Italiana del Farmaco (AIFA) o un’autorizzazione comunitaria a norma del Regolamento CE n.726/2004.



Noleggio e ricarica bombole: cosa cambia

In passato la legge consentiva di acquistare una bombola per ossigeno - come quelle incluse in molti Kit DAN - e ricaricarla. La situazione è cambiata, in virtù dell'applicazione di specifiche normative. 

Da febbraio 2018, per effetto del comunicato ufficiale dell'AIFA del 20/06/2017, i Titolari di AIC di gas medicali non possono più caricare con ossigeno medicale compresso bombole di proprietà di terzi (farmacie, distributori, ospedali, case di cura, autoambulanze, altri mezzi di soccorso, studi medici, ecc.). Sono infatti obbligati ad utilizzare esclusivamente bombole proprie, rilasciate in accordo alle condizioni previste dall’AIC. I contenitori devono essere identificati da un codice autorizzativo univoco e completi dalla documentazione relativa alla singola bombola. 

L’unica alternativa prevista dalla normativa vigente è quella di prendere in noleggio e/o in comodato d'uso bombole cariche di Ossigeno Medicale provviste di specifica autorizzazione rilasciata da un Titolare certificato. Una volta esaurita la carica di Ossigeno Medicale, i contenitori devono essere restituiti al fornitore, affinché questi possa ricaricare le stesse secondo il protocollo.

DAN Europe, in virtù del riconoscimento quale broker farmaceutico autorizzato dal Ministero della Salute, si è impegnato a creare una filiera certificata e sicura che consente, attraverso un fornitore convenzionato, di noleggiare e/o ricaricare bombole con Ossigeno Medicale nella totale legalità.
Questa possibilità viene riservata ai soggetti in possesso di certificazione DAN Oxygen Provider (livello base e/o avanzato) o DAN Oxygen Instructor (livello base e/o avanzato) in corso di validità, in ragione della formazione specifica che hanno ricevuto.


Diventa un OXYGEN PROVIDER e addestrati al meglio per gestire le situazioni d'emergenza che richiedono la somministrazione di ossigeno.



APPROFONDIMENTI

Chi può somministrare Ossigeno Medicale?



Il Ministero della Salute – Dipartimento della Programmazione e dell’Ordinamento del S.S.N., con nota esplicativa del 20/3/2012 resa dalla Direzione Generale dei dispositivi medici di tale Dipartimento, a seguito di parere conforme del Consiglio Superiore di Sanità reso in data 12/12/2011, ha chiarito che è consentito “a personale non medico, in assenza di un parere medico, somministrare ossigeno esclusivamente in situazioni di emergenza”, “se tale pratica è affidata a figure stabilmente presenti nei luoghi ove esistano rischi che richiedano, se emergenti, la somministrazione di ossigeno (bagnini, istruttori subacquei, capitani delle barche che accompagnano i sub per immersioni...) e sia previsto un addestramento in primo soccorso che fornisca conoscenze pratiche e teoriche tali da garantire la sicurezza necessaria per agire in modo rapido ed efficace in caso di emergenza (Basic Life Support)”.

Questo significa che la somministrazione di Ossigeno Medicale non è sempre limitata al solo personale medico o sanitario qualificato: in situazioni d'emergenza, l’ossigeno può essere somministrato anche da un soggetto “laico” (non sanitario) in possesso di un addestramento di Basic Life Support (BLS), con specifico riferimento a bagnini, istruttori subacquei e capitani delle barche che accompagnano subacquei in immersione.

Le norme del Codice di Nautica da Diporto (D.Lgs del 18/07/2005, n. 171 e ss.m.) prevedono, inoltre, all’art. 90, comma 1 lettera c) del relativo regolamento attuativo, che le unità da diporto impiegate come unità d'appoggio per le immersioni subacquee abbiano a bordo necessariamente un'unità per la somministrazione di ossigeno con caratteristiche conformi alla norma EN 14467.


IMPORTANTE


La somministrazione di Ossigeno Medicale da parte di DAN Oxygen Provider e DAN Oxygen Instructor (livello base e/o avanzato) è prevista ESCLUSIVAMENTE in condizioni di emergenza conseguenti ad un incidente derivante da immersione subacquea o da annegamento o semi-annegamento, e solo in presenza di sintomi che legittimino il sospetto di un incidente di questo tipo, ferma restando la necessità di attivare comunque e al più presto il Servizio Medico di Emergenza locale (SME).





Che dire dell'Ossigeno Industriale?



Esistono principalmente tre tipi di ossigeno in commercio:

·         Ossigeno avio (di tipo medicale, privo di impurità e condensa)
·         Ossigeno medicale (utilizzato per terapie mediche)
·         Ossigeno industriale (impiegato in macchinari quali saldatrici ed altiforni)

Questi possono avere percentuali di purezza che variano dal 75% al 99,99%, ma esistono grandi differenze nella modalità con cui vengono caricate le bombole, e questo incide sulla purezza complessiva dell'ossigeno. 


Le linee guida per l’impiego dell’Ossigeno Industriale consentono una certa percentuale di impurità, quindi nella bombola potrebbero essere presenti elementi contaminanti. Ne consegue che l'Ossigeno Industriale non è idoneo per l’uso in emergenze subacquee. Solo l'Ossigeno Medicale può essere utilizzato nell'ambito di una terapia medica e del soccorso in emergenza. 

Chi ricarica in maniera autonoma le proprie bombole con Ossigeno Industriale opera al di fuori della legge, a proprio rischio e pericolo - sia dal punto di vista della salute che dal punto di vista giuridico.

2 maggio 2019

Hands-on Defibrillaton - una nuova tecnica

“Via io, via voi, via tutti”

Chi di voi non ha mai sentito questo ritornello durante un corso BLSD??? E a cosa serve??? Semplicemente a ricordare a voi e a chi vi sta attorno di NON toccare il paziente durante l'erogazione della scossa del defibrillatore (DAE).
Studi recenti hanno analizzato la tecnica "hands-on Defibrillation", che consiste nella prosecuzione delle compressioni toraciche da parte di un operatore anche durante la fase di shock erogato attraverso il defibrillatore.

Risultati immagini per hands on defibrillation

L’efficacia delle compressioni toraciche è risultata essere una componente fondamentale per garantire uno standard qualitativo elevato nella rianimazione cardiopolmonare. Ridurre al minimo le interruzioni nel ciclo di compressioni toraciche sta progressivamente guadagnando maggiore interesse come metodo per migliorare la qualità della manovra di rianimazione cardiopolmonare (RCP) e garantire un outcome migliore.

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Nel trial sviluppato i soggetti hanno praticato le compressioni toraciche utilizzando sei diversi dispositivi di barriera:
- Nessun dispositivo (mani nude)
- Guanti monouso in nitrile singoli e doppi
- Guanti ignifughi (in dotazione ai vigili del fuoco)
- Pannello in neoprene
- Dispositivo meccanico per compressioni toraciche

Non è questa la sede per una discussione, ma ci limiteremo ad una breve descrizione delle conclusioni ottenute a fine studio.
Si è concluso che i guanti in nitrile e il pannello in neoprene prevengono (99%) la percezione nel soccorritore della defibrillazione. I guanti ignifughi e i dispositivi meccanici per compressioni toraciche prevengono qualsiasi percezione. Occorre considerare attentamente quali siano rischi e benefici per il paziente, per gli operatori e per le altre persone presenti.
È necessario studiare ulteriormente quali siano i rischi elettrici e identificare le modalità più idonee per gestirli al fine di ridurre i rischi per gli operatori e garantire una shock adeguato per il paziente. La speranza è quella di assicurare compressioni toraciche continue, anche durante la fase di shock del defibrillatore, per incrementare l’outcome del paziente durante la rianimazione cardiopolmomare.

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Data l’enfasi fatta, nelle ultime linee guida alla qualità delle RCP e alla loro non interruzione, visti i bassi livelli di esposizione alle correnti erogate durante la scarica, si potrebbe pensare all'eliminazione dei tempi “morti” di RCP durante la carica e la scarica del DAE.
In definitiva, non è detto che, tra una o due revisioni delle linee guida, non ci si ritrovi tutti a massaggiare durante la scarica del DAE, al contrario degli scenari apocalittici che raccontiamo finora.

16 marzo 2019

Convocazione Assemblea Ordinaria per approvazione rendiconto annuale 2018

I Soci regolarmente associati per il 2018 all'Associazione  Culturale "PRO RESCUE" sono convocati in assemblea ordinaria per il giorno 15 aprile 2019 alle ore 19.00 in unica convocazione presso la sede dell'associazione per discutere e deliberare sul seguente ordine del giorno:

1) approvazione del rendiconto annuale al 31 dicembre 2018;

2) attività, manifestazioni e corsi già svolti nel 2019 e futuri con questioni collegate all’organizzazione degli stessi.

3) varie ed eventuali.

L’assemblea sarà validamente costituita secondo le norme statutarie.


Leverano, 16 marzo 2019.

il PRESIDENTE
Ing. Alessandra Pariti

il SEGRETARIO
Dott. Riccardo Paglialunga

10 febbraio 2019

Effetti dell'attività subacquea sul cervello (parte 2)

di Jenna Wiley
Continuiamo a indagare la eventuale relazione tra lesioni acute da immersione e complicazioni neurologiche. La questione è ancora irrisolta. Poniamo agli esperti una seconda serie di domande per capire meglio gli effetti dell'attività subacquea sul cervello.
Qual è la relazione tra una riduzione delle facoltà neuropsicologiche e la presenza di lesioni cerebrali?
Moon: Finora, nessuno ha provato che nei subacquei esista una tale relazione.
Uzun: La presenza di lesioni cerebrali non indica necessariamente una riduzione nelle funzioni neuropsicologiche. È pur vero che ci sono studi che confermano una correlazione tra lesioni della sostanza bianca e deterioramento cognitivo negli anziani, e che altri suggeriscono che le lesioni della sostanza bianca periventricolare siano predittive di un futuro sviluppo della demenza; ma è anche vero che gli studi valutativi del rapporto tra lesioni cerebrali e funzioni neuropsicologiche nei subacquei non hanno trovato alcuna correlazione.
Tetzlaff: Si è scoperto che il deterioramento delle funzioni esecutive e della memoria è strettamente associato alle lesioni cerebrali della sostanza bianca.
Qual è la relazione tra apnea volontaria, ipossia, e la possibilità di lesioni cerebrali negli apneisti?
Moon: Quando un apneista raggiunge la superficie, il suo livello di ossigeno nel sangue può essere tanto basso (ipossiemia) da causare la perdita di conoscenza per qualche secondo. È possibile che il ripetersi di tali episodi ipossici provochi un danno cerebrale cumulativo.
Uzun: Ci sono delle ricerche sui danni cerebrali negli apneisti. Recentemente, uno studio (Andersson et al., 2009) ha rilevato un incremento, subito dopo l'apnea volontaria, nei livelli sierici della proteina S100B, un marcatore di danno neuronale. I ricercatori ipotizzano che questo possa segnalare un danno neuronale da ipossia o un temporaneo deterioramento della barriera emato-encefalica. Ma non è ancora chiaro se l'apnea volontaria sia causa di danni cerebrali a lungo termine.
Tetzlaff: Trattenere a lungo il respiro riduce l'ossigenazione del cervello. Gli studi sulle apnee ostruttive del sonno provano che l'ipossia intermittente è associata a declino cognitivo e a infarti cerebrali silenti, che riguardano soprattutto la malattia cerebrovascolare dei piccoli vasi. Tuttavia, a differenza dei pazienti con apnea ostruttiva del sonno, gli apneisti non sembrano sviluppare uno stato permanente di attivazione del simpatico o di riflessi cardiovascolari rilevanti. L'incremento nella concentrazione sierica della proteina S100B (un marcatore di danno cerebrale) dopo apnee estreme, effettuate da apneisti di altissimo livello, potrebbe indicare la probabile compromissione della barriera emato-encefalica. Ma la S100B è un marcatore non specifico e può essere aumentata da lesioni extracraniche. L'apnea estrema, così come viene effettuata dai grandi apneisti, è causa di notevole stress sui sistemi cardiovascolare e respiratorio. Va detto che l'apnea estrema è un'attività pericolosa che può avere conseguenze gravi, tra le quali un danno cerebrale a lungo termine è la meno preoccupante.
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L'attività subacquea a quali rischi espone il sistema nervoso centrale di una persona?
Moon: Il rischio più grande, anche se basso, è la malattia da decompressione (PDD) cerebrale. Può essere conseguente o a MDD, con le bolle formate nei tessuti e nei vasi sanguigni che potrebbero arrivare al cervello, o a embolia gassosa arteriosa (EGA), dove le bolle risultano dalla lacerazione degli alveoli dovuta al trattenere il respiro durante la risalita o a malattie polmonari.
Uzun: Le immersioni con autorespiratore sono associate a diversi rischi neurologici, tra i quali la MDD, l'EGA, l'anossia e la sindrome nervosa da alta pressione.
Tetzlaff: I danni più gravi per il sistema nervoso centrale sono prodotti dall'embolia gassosa delle arterie cerebrali, che può essere rapidamente innescata da un'EGA conseguente a un barotrauma polmonare o al riversarsi di emboli gassosi venosi nella circolazione arteriosa (come può accadere in caso di presenza di FOP). Anche un'embolia silente dei microvasi cerebrali con bolle di gas inerte può causare danni permanenti. Vale a dire che immersioni tranquille ed entro i limiti di non decompressione dovrebbero ridurre al minimo i rischi per il sistema nervoso centrale.
I subacquei con autorespiratore che non hanno mai avuto una PDD si devono preoccupare per danni cumulativi a lungo termine dovuti alle immersioni?
Moon: No.
Uzun: No. Al momento non c'è nessuna prova convincente che l'attività subacquea con autorespiratore provochi danni cerebrali a lungo termine in subacquei asintomatici.
Tetzlaff: Non c'è motivo di preoccuparsi. Come abbiamo spiegato prima, una malattia ischemica dei vasi cerebrali può derivare da bolle di gas dovute alle immersioni, ma immergersi entro i limiti consigliati e seguendo le procedure consigliate dovrebbe prevenire questo tipo di problemi.
Incontra gli Esperti
Richard Moon, MD, si è laureato in medicina presso la McGill University di Montreal, Canada. È professore di anestesiologia e medicina e direttore medico del Centro di Medicina Iperbarica e Fisiologia Ambientale presso il Duke University Medical Center a Durham, N.C.
Kay Tetzlaff, MD, è professore associato di medicina nel dipartimento di medicina dello sport presso l'università di Tubinga, in Germania, e consulente di medicina iperbarica e subacquea.
Günalp Uzun, MD, è professore associato di medicina subacquea e iperbarica presso il GMMA Haydarpasa Teaching Hospital di Istanbul, in Turchia.
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La ricerca attuale

Per capire meglio gli effetti dell'attività subacquea sul cervello, i ricercatori DAN hanno iniziato uno studio che prevede lo screening dei subacquei per gli effetti acuti delle immersioni sulle funzioni esecutive. Lo scopo dello studio è valutare le eventuali disfunzioni neurologiche dopo immersioni estreme in apnea e immersioni profonde con autorespiratore in subacquei asintomatici.

Tabacco e asma

Quando si tratta di immersioni, l'asma è considerata un problema perché comporta reattività delle vie aeree con associata ostruzione delle piccole vie aeree, che potrebbe causare un barotrauma polmonare o l'annegamento. La visita medica di idoneità all’attività subacquea deve prendere in considerazione l'asma in modo specifico. I medici subacquei possono fornire delle linee guida per una valutazione corretta. D'altra parte, fumare tabacco è tra le principali cause di malattia polmonare ostruttiva cronica, anche se l’argomento è oggetto di minore attenzione e mancano linee guida specifiche. Da qualche tempo riceviamo richieste di informazioni sulla funzione respiratoria negli asmatici e nei fumatori, su quali siano le differenze e quali le conseguenze nella valutazione dell'idoneità ad immergersi.


Malattia polmonare ostruttiva 
Sia l'asma che il fumo comportano il restringimento e l'infiammazione delle piccole vie aeree, con conseguente riduzione del flusso d'aria nei polmoni. Con l'asma, la riduzione è intermittente ed è reversibile, mentre con il fumo “cronico” il flusso d'aria si deteriora in maniera progressiva, irreversibile e, finché si è giovani, spesso asintomatica. Con l'invecchiamento, in circa il 20% dei fumatori e il 23% dei malati d'asma compare la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), caratterizzata appunto dall'ostruzione permanente del flusso d'aria.
L'asma si manifesta prevalentemente in età giovanile con episodi ricorrenti di ostruzione delle vie aeree, di varia intensità e frequenza, che diminuiscono in età adulta. L’asma che insorge in età adulta colpisce individui dai 20 anni in su, ed è in genere causata da allergie. Un attacco d'asma può essere provocato da sforzi fisici, dall'inalazione di aria fredda e secca o di aerosol ipertonici (soluzioni saline usate negli esami diagnostici per provocare una reazione). Le vie respiratorie reagiscono con infiammazioni, iperproduzione di muco e contrazione dei muscoli che le circondano. Il flusso respiratorio può ridursi del 10-20% nei casi più lievi, e del 40% in quelli più gravi. In alcuni casi la funzione respiratoria può sembrare normale, ma i test di provocazione evidenziano iperreattività e riduzione del flusso espiratorio. Il restringimento delle vie aeree si cura con farmaci antinfiammatori e broncodilatatori. Farmaci antinfiammatori come gli steroidi per via inalatoria riducono il gonfiore e la produzione di muco; alleviano così i sintomi, migliorano il flusso d'aria e diminuiscono la reattività ai fattori scatenanti (freddo, aria secca, ecc.). Gli attacchi d'asma possono essere fermati dai broncodilatatori, beta-agonisti a breve durata di azione che rilassano i muscoli bronchiali e dilatano le vie aeree facilitando il flusso d'aria.
L'asma indotta dall'esercizio fisico si può prevenire con beta-agonisti a lunga durata d'azione. Tenuta sotto controllo, l’asma non impedisce di condurre una vita normale, con attività fisica e immersioni subacquee.
Fumare tabacco si ripercuote sulla respirazione sia in forma cronica che acuta. Gli effetti acuti comprendono l'aumento del monossido di carbonio e la diminuzione dell'ossigeno nel sangue, nonché la paralisi delle ciglia delle vie aeree e la conseguente compromissione della rimozione del muco. Il muco può bloccare le vie aeree terminali e causare la sovradistensione degli alveoli durante la risalita in un’immersione, esponendo il subacqueo al rischio di embolia gassosa arteriosa (EGA). Nei fumatori come negli asmatici, l'iperreattività delle vie aeree (rilevata dal test con metacolina) può essere presente già in giovane età. In adolescenti con una breve storia di tabagismo è stata rilevata una relazione dose-risposta tra fumo e ridotto flusso respiratorio (FEV1/FVC e FEF 25-75). I ragazzi che fumavano più di 14 sigarette al giorno mostravano una riduzione nel flusso respiratorio e nel volume di aria nei polmoni (FEF 25-75) mediamente del 4%, e in alcuni casi fino al 7%. Si rilevò che fumare un pacchetto di sigarette al giorno per un anno implicava per la funzione polmonare una perdita di FEV1 dello 0,36% negli uomini e dello 0,29% nelle donne. Anche in fumatori giovani, tra i 30 e i 40 anni, possono presentarsi manifestazioni cliniche e patologiche simili a quelle delle prime fasi della BPCO.
Nel valutare l'idoneità alle immersioni bisogna considerare che le persone convivono con l'asma; è una condizione con un moderato fattore di rischio e non necessariamente un motivo di esclusione dall'attività subacquea. Fumare tabacco è invece una questione di scelta; ai subacquei viene sconsigliato, ma alcuni ancora lo fanno. A quali rischi si espongono? E cosa si può fare?

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Ci sono prove che l'asma o il fumo aumentino il numero di incidenti come barotraumi ed EGA?
Claus-Martin Muth: Sebbene sia logico pensare che il fumo aumenti il rischio di incidenti decompressivi, non ci sono prove certe. Ma i ricercatori del Duke University Medical Center possono dimostrare che quando capita un incidente decompressivo il fumo è un fattore di rischio, perché acuisce la gravità dei sintomi.
Inoltre, dobbiamo considerare gli effetti che il fumo ha sul sistema cardiovascolare, in particolare la vasocostrizione, che diminuisce la perfusione tissutale. Ci sono prove scientifiche che ciò ha effetti sul tasso di eliminazione dell'azoto, con possibile aumento del rischio di lesioni da decompressione. I subacquei hanno un motivo in più per non fumare.
La risposta riguardo l'asma è “dipende”. Ogni individuo è diverso, e la valutazione dell'idoneità ad immergersi di un soggetto asmatico richiede analisi accurate per ciascun caso particolare. I subacquei asmatici devono sapere come comportarsi e come usare un misuratore di picco di flusso per monitorare le vie aeree prima di immergersi.
Tom Neuman: Sebbene siamo portati a supporre che l'asma aumenti il rischio di EGA nei subacquei sportivi, non ci sono prove attendibili che un asmatico che effettua controlli e cure adeguate corra rischi maggiori di chiunque altro. La pubblicazione più completa sull'argomento, dal titolo “Are Asthmatics Fit to Dive?”, è il risultato di un workshop organizzato dalla Undersea and Hyperbaric Medical Society, le cui conclusioni indicano che gli asmatici con valori normali nei risultati dei test di funzionalità polmonare (che abbiano o meno preso farmaci) possono fare immersioni. Fumare tabacco comporta, in teoria, il rischio che il danno alle vie aeree (ostruzione reversibile o irreversibile) potrebbe creare un'occlusione sufficiente a innescare un'embolia gassosa anche in una risalita normale. Al momento non ci sono prove che i fumatori con funzionalità delle vie aeree nella norma rischino un'embolia gassosa più dei non fumatori.

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Ci sono differenze negli effetti che l'asma e il fumo di tabacco hanno sul sistema respiratorio e sui pericoli che ne deriverebbero nelle immersioni?
Muth: I problemi centrali sono stati già menzionati nell'introduzione di questo articolo. Nei fumatori non solo è presente un'infiammazione, ma è compromesso il meccanismo di pulizia delle vie aeree; il denso muco bronchiale può creare un meccanismo di intrappolamento dell'aria sotto forma di un'ostruzione parziale che, come una valvola, consentirebbe l'ingresso dell'aria nel segmento interessato ma non la sua uscita. Negli asmatici il problema è più generale: se il tratto respiratorio reagisce a uno stimolo come l'aria fredda e secca, che è tipica delle immersioni, l'intrappolamento dell'aria può avvenire in un punto qualsiasi dei polmoni.
Neuman: L'asma è generalmente caratterizzata da una parziale ostruzione causata da costrizione meccanica delle vie aeree, aumento della produzione di muco ed edema. Tale processo è di solito completamente reversibile e prevenibile con le cure adatte. D'altro canto, i danni dovuti all'inalazione di fumo di tabacco hanno sia componenti reversibili che irreversibili. Una volta che il fumo ha prodotto danni strutturali alle vie aeree, gli effetti sui polmoni sono spesso non reversibili e la persona continuerà ad avere un difetto ostruttivo che potrebbe aumentare il rischio di EGA. Ma ancora non sono stati fatti studi attendibili che indichino quanto sia reale questo rischio teorico.
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L'attenzione normalmente data al fumo nelle visite di idoneità medica è adeguata o bisognerebbe cambiare qualcosa, dare maggior rilievo a questa condizione? 
Muth: Nonostante gli effetti del fumo siano ampiamente dimostrati, il numero degli incidenti subacquei, anche fatali, è piuttosto basso, mentre il numero di subacquei che fumano è piuttosto alto. Credo sia più utile pubblicare articoli come questo e dire ai fumatori che fumare e andare sott'acqua non è proprio un'idea geniale. I subacquei devono evitare di fumare sia prima che subito dopo l'immersione. D'altronde, l'esame della funzionalità polmonare dovrebbe essere parte di tutte le visite di idoneità alle immersioni; se la funzionalità è compromessa, a seconda del livello del danno bisognerebbe sconsigliare l'attività subacquea. È noto che il fumo danneggia la funzionalità polmonare, e i fumatori potrebbero dover smettere di immergersi prima di quanto vorrebbero.
Neuman: La questione della visita di idoneità per un asmatico è abbastanza semplice. Per l'asmatico che vuole diventare un subacqueo è prevista una normale spirometria sia prima che dopo uno sforzo fisico, senza necessità di altri esami. Questo tipo di analisi probabilmente è indicato anche per chi fuma molto e da molto tempo, mentre per il fumatore occasionale asintomatico ed con esiti normali alla visita medica può non essere necessario. Da un punto di vista strettamente numerico, il fattore di rischio più elevato per i subacquei di mezza età è una malattia coronarica non diagnosticata. Chiunque voglia praticare attività subacquee dovrebbe sottoporsi a una valutazione dei fattori di rischio per una malattia coronarica. Se dovessero essere presenti fattori di rischio clinicamente rilevanti, bisognerebbe procedere a indagini più approfondite per una malattia coronarica occulta.